La rivoluzione delle palestre aperte

La rivoluzione delle palestre aperte

In Italia nella scuola primaria i bambini hanno 100 ore in meno di educazione fisica rispetto ai loro coetanei francesi e 10-20 ore in meno rispetto a tedeschi e danesi.

Nella scuola secondaria mediamente si fanno 66 ore, un dato ben lontano dalle 100 di Francia, Germania, Austria e Polonia.

Nel nostro Paese l’educazione fisica non è una priorità pedagogica, esistono poche e frammentate linee guida, di discutibile rigore scientifico: nel resto d’Europa le attività sono più sistemiche e strutturate, con investimenti significativi, per il benessere psico- fisico dei ragazzi.

Da noi solo il 35.8 % delle scuole dispone di palestre con enormi disparità fra regioni ed aree urbane ed interne.

Nei Paesi come l’Italia dove l’attività fisica è poco presente e valorizzata nel curriculum scolastico con un approccio minimale, ci sono alti tassi di obesità infantile, sedentarietà, e gravi problematiche psico fisiche fra i ragazzi.

Molte ricerche dimostrano invece che chi investe risorse in programmi motori a scuola favorisce inclusione, benessere ed anche complessivi migliori risultati scolastici.

Nei giorni scorsi la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità una proposta di legge, primo firmatario Mauro Berruto, che forse può rappresentare una svolta.

Le palestre  non sono di “proprietà delle scuole”, le scuole si arrogavano questo presunto diritto, ma diventano finalmente davvero luoghi pubblici il cui accesso, in orario extra- curriculare deve essere garantito anche nei mesi estivi, nel rispetto dell’articolo 33 della Costituzione che sancisce il diritto allo sport per tutti.

Sarà possibile attivare quindi un partenariato pubblico- privato che può dare nuova linfa a tutto il mondo della Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche ampliando la facoltà di azione sui territori, incrementando i posti di lavoro per i collaboratori sportivi, i dirigenti, i tecnici che ogni giorno si adoperano per promuovere la cultura del movimento.

Il cuore della legge “Palestre aperte” è che queste infrastrutture, garantite le ore delle offerte formative dei piani triennali delle scuole, tornano nella piena disponibilità dei  legittimi proprietari, Comuni e Province, per essere assegnate alle ASD con criteri che devono essere ancora stabiliti nei dettagli.

E’ una rivoluzione epocale perché le convenzioni prevedono anche che le società sportive possano proporre interventi migliorativi e di ammodernamento delle palestre ed in rapporto all’investimento fatto abbiano una gestione gratuita per almeno cinque anni.

Anche il CSI, direttamente come comitato regionale e come comitati territoriali, e con le società affiliate, è pronto a questa sfida stimolante.

Una sfida che, si spera, ci avvicini un pò all’Europa evoluta dove esistono quasi ovunque modelli più avanzati del nostro che legano il benessere fisico allo sviluppo globale, alla crescita, alla maturità dello studente.

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