Progettare uno sport per tutti

“Progettare nel sociale, progettare con lo sport, allenare una mentalità di crescita” è il titolo di un interessante seminario online organizzato dal CSI nazionale al quale hanno partecipato nei giorni scorsi molti dirigenti dei comitati provinciali.

In Italia, secondo gli ultimi dati, ci sono 97 organismi sportivi, 208.000 collaboratori,100.000 associazioni sportive dilettantistiche.

77.000 gli impianti, il 48% delle scuole purtroppo non ha spazi adeguati per fare sport.

Progettare è un’opportunità per migliorarci costantemente, cercare le possibilità che servono per ottimizzare le nostre attività.

Un progetto, secondo Michele Marchetti, Coordinatore segreteria generale CSI nazionale, racconta sempre chi siamo, da dove veniamo, che parole usiamo: termini come infanzia, adolescenza, disabili, inclusione, presenza sul territorio, fanno parte della storia del Centro sportivo italiano dal 1944.

Con un interessante collegamento con Spartaco Grieco, dirigente di una società di basket pugliese, si è parlato della grande importanza dei bandi europei.

E fondamentale una notevole competenza per intercettarli, studiarli e svilupparli, e la capacità di “fare rete” con vari soggetti, istituzionali e non.

Con Stefano Gobbi, dirigente di Sport e Salute S.p.A, un recente lungo passato nel CSI, è stata “fotografata” più nel dettaglio la situazione in Italia.

Nel nostro Paese ci sono 25 milioni di persone sovrappeso, 22.4 milioni fanno vita sedentaria: costano, come spesa sociale, 9 miliardi di euro.

La colpa non è solo del signor Rossi se non si alza del divano- ha detto Stefano Gobbi– ma anche del tipo di proposta che gli facciamo. Deve essere accattivante e coinvolgente. Purtroppo nonostante l’offerta dal punto di vista della quantità sia aumentata non lo è invece qualitativamente”.

Lo sport non è il catalogo delle 386 discipline riconosciute dal CONI ma deve diventare davvero un fatto culturale, che risponda alle esigenze di tutti, per migliorare nel concreto la vita di tutti i giorni.

L’Action Plan 2020-22 di Sport e Salute S.p.A si propone, in modo piuttosto ambizioso, di “far muovere” 60 milioni di persone.

La strategia è quella di mettere più risorse, più servizi ed avere più persone coinvolte con un benefico effetto moltiplicatore che incida positivamente su tutta l’economia.

In Australia, in pochi anni, un analogo piano c’è riuscito con 21.5 milioni dei 25 milioni di abitanti che fanno attività fisica e sportiva.

In Italia lo sport è entrato a pieno titolo nel Terzo Settore, con una chiara e riconosciuta valenza sociale.

Le società affiliate al CSI, i vostri comitati provinciali, svolgono due degli obbiettivi del Recovery Plan: portare i fondamentali della salute sul territorio e favorire l’inclusione – dice Claudia Fiaschi Portavoce Terzo Settore É un contributo fondamentale perché operate con tutte le fasce d’età , con tutte le categorie e i soggetti più fragili. Lo sport è un grande strumento per educare, creare legami all’interno della comunità” .

Anche il CSI dovrà misurarsi con un’ingente massa di risorse che in parte verranno regolate a livello nazionale ed in parte dalle amministrazioni locali: sarà necessario mettere in campo tutte le competenze e la capacità di progettualità e d’innovazione per non sprecarle.”

In futuro per i bandi, sia europei che nazionali, i progetti dovranno essere preparati sempre più dalle realtà territoriali, che siano società sportive o associazioni culturali.

É un percorso nuovo, non semplice, abbiamo iniziato a coinvolgere persone del CSI con le quali abbiamo già avuto rapporti – dice Alessandra PietriniNoi come ufficio centrale siamo disposti sempre a fornire consulenze con la consapevolezza che i bandi devono essere sempre studiati e che il bisogno deve sempre essere localizzato”.

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